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Legendarni Koper – Capodistria illustrata  / Stari krajepisi Kopra – Antiche descrizioni di Capodistria

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Mostra in occasione della Giornata Culturale nell’anno giubilare in occasione del 70 ° anniversario della fondazione della Biblioteca di Capodistria e dei 30 anni dalla nascita della Repubblica di Slovenia

Titolo della mostra: Legendarni Koper – Capodistria illustrata  / Stari krajepisi Kopra – Antiche descrizioni di Capodistria

Autore della mostra: Peter Štoka, custode del patrimonio librario della città di Capodistria

Elenco dei libri: Biondo (1553, acquisto 2020); Alberti (1553, acquisto 2020), Manzuoli (1611); Ughelli (1653, acquisto 2020); Statuto di Capodistria – Epigramma di Bruni (1668); Coronelli (1697); Naldini (1700); Carli (1743). Verranno presentate anche le descrizioni dei libri che non possediamo in forma fisica: Vergerio il Vecchio, Coppo, Bonifacio, Pet

 

Video articolo su TV Koper – Capodistria: https://www.rtvslo.si/4d/arhiv/174750260?s=tv_ita&t=0

Nel mosaico della mostra (estratti):

GIROLAMO MUZIO LETTERA AL DUCA D’URBINO 13 XII 1572

L’Egida fu una delle ultime scritture di Girolamo Muzio, al tempo 77-enne: espressione dell’affetto indomabile che il vecchio uomo di lettere nutriva nei confronti di Capodistria, terra di suo padre e, se non per nascita, almeno per legami di parentele, amicizie e quel senso cavalleresco che gli aveva fatto portare come un titolo di nobiltà il soprannome di »giustinopolitano«, anche sua. Il 13 dicembre 1572, il poema Egida era compiuto, e uno dei primi ad avere, dal poeta stesso, notizia della cosa fu il duca Guidobaldo II Della Rovere, duca d’Urbino, antico ammiratore ed amico del Capodistriano, che a’ servizi di lui era stato per la durata di circa un ventennio.

PIER PAOLO VERGERIO DE URBE JUSTINOPOLIS

La città, che in latino è detta Giustinopoli, situata nella parte più interna dell’Adriatico, fu fondata un tempo dai Colchidi. […] Giustinopoli fu inizialmente chiamata Egida, ovvero pelle di capra, o per la forma del luogo che ne ricorda l’immagine, o per la pelle di capra chiamata egida e che secondo le favole dei gentili, Pallade, la dea della sapienza che veniva ivi venerata, portava in guerra alla stessa maniera di come Ercole portava quella di leone, così come testimoniato dalla tradizione. Può darsi che proprio per questo motivo è detta isola delle capre (trattasi infatti di isola) o perchè vi sono, soprattutto nelle zone meridionali, alcune rocce biancastre che sporgono dalla terra e che, a quelli che guardano da lontano, sembrano capre. Donde sia infine nato questo nome è incerto. E comunque sicuro che presso i vicini Alamanni e presso molti abitatori stessi, l’apellativo degli abitanti e derivato dal termine capra. I Goti, che oggi si dicono Slavi e stanno nelle vicinanze, per la somiglianza con il nome latino della capra, chiamano la città con il vocabolo greco coprum che significa sterco o fango: forse perché in mare aperto e splendente si erge fino a dove si riesce a scorgerlo da terra, né la zona è coperta da edifici, ed appare come un ammasso di sudiciume, o perchè, laddove è più vicino al continente e di la vi è uno stretto passaggio che per térra porta alla città, ci sono fetide paludi con fango di terra mescolato ad acqua salata che per il continuo camminare dei passanti emanano un putido odore, sebbene la via sia lastricata di pietre ma non fortificata con sufficiente diligenza e arte. D’altra parte, con un semplice termine usato dagli abitanti di tutta la provincia, è chiamata Caput Histriae la regione che dal fiume Risano, prossimo alla città, che una volta si chiamava Formione e si diceva fosse l’inizio dell’Istria, si estendeva lungo uno spazio non troppo grande fino al fiume Tarsia. Il Risano sorge non molto lontano dal Timavo (che oggi é chiamato Lisonzio) da una caverna pietrosa, e scorrendo tra i monti per 14 mila passi va a sfociare in mare, con saline su entrambe le sponde, fabbricate dagli uomini che per costruirle avevano adoperato il fango del vecchio letto del fiume, il quale quasi sempre rnuta il suo corso. Una volta, infatti, quando a causa di un terremoto franò il monticello Sermino che sovrasta il fiume uscente, in breve tempo parte dell’acqua si scostò con veemenza dall’alveo originario. (Traduzione di Ivan Markovič)

 

VINCENZO CORONELLI ISOLARIO DELL’ATLANTE VENETO 1696

L’opera mira, con una barocca e minuziosa ricerca del dettaglio, alla celebrazione dei possedimenti della Serenissima. Monumentale raccolta di carte e vedute di isole, rappresenta l’ultimo degli isolari concepiti e disegnati dal padre Coronelli, cartografo della Serenissima. Tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo gli isolari vennero, infatti, progressivamente soppiantati dagli atlanti di moderna concezione, opere a stampa caratterizzate da crescente precisione scientifican e da sempre minore pregio martistico.

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Della città di Giustino & di Pallade

Sono Capo d’Istria soggetta al veneto leone,

sebbene fui città tua Giustino e di Pallade.

Dessa gloriosa in battaglia e giovanile in pace,

desso ebbi l’impero, che ora è mancato.

Colui che più stima italiche e greche città,

sappia che pure io fui edificata da re e dei.

(Statuta Justinopolis metropolis Istrae, Venetiis, 1668, traduzione: Peter Štoka)

Guida alla mostra:

Aggiungiamo anche le dimensioni originali della guida alla mostra: