Covedo
Alojz Kocjančič nacque il 20 maggio 1913 a Covedo, dove trascorse l’infanzia fino al 1924 quando entrò nel seminario di Gorizia.
Mi Kubejci posebni smo ljudje,
kot svojevrstne so previsne skale,
ki kubejski so Grad tesno obdale,
da nezavzeten z njih neustrašno zre.
(Mi Kubejci)
I genitori
Il padre Matija, chiamato Matiče o Tiče Jentov, nacque nel 1872 nel paese di Coslovici vicino a Truscolo di Paugnano. Già all’età di quattro anni, rimase orfano e servitorello analfabeta, il che lo colmò di un senso di inferiorità e inconsolabile irrequietezza. Nel 1897 sposò a Covedo la diciassettenne Ana che come le altre donne savrine lavorava tra i paesi dell’Istria e Trieste. Alcuni anni dopo, Matija si recò in America, da dove ritornò molto presto ancora più misero di prima. A casa, incominciò con entusiasmo a lavorare la terra e ottenne un lavoro nella cava di Elleri, dove intendeva trasferirsi con la famiglia. Con gli introiti pagava le rate per la casa, ma la mobilitazione del 1914 cambiò i suoi piani. In seguito alle ferite riportate in una caduta, morì un anno dopo nell’ospedale militare di Trieste. Da quel momento, la famiglia orfana del padre dovette riparare sotto tetti altrui.
Zaman, moj oče, iščem tvoje lice
v spominih mladih dni. Odšel prerano
od nas v deželo mrtvih si neznano
in bogve kje trohnijo ti koščice.
(Očetu)
O, Ančka Šavrinka, ki si me jemala
s seboj še pred rojstvom po trdih poteh,
zdaj spiš pod gomilo … a slika ostala
je tvoja mi v srcu in – v vlažnih očeh.
(Kubejskim šavrinkam
L'infanzia
Alojz, a casa lo chiavavano Stanko, visse l’infanzia e la giovinezza in un tempo segnato da difficoltà esistenziali e nazionali. Nonostante le ristrettezze, ricordava con affetto gli anni passati a piedi scalzi.
Quando Alojz aveva dieci anni, giunse a Covedo un nuovo parroco: il patriota sloveno di origini goriziane Ivan Brezavšček. Su iniziativa dell’insegnante Ivan Pečenko, Brezavšček decise di mandare Alojz nel seminario di Gorizia. Con lui Kocjančič imparò a suonare il violino.
Spomin moj bridek in sladak obenem
potaplja se voljan v otroška leta,
ko smo v kamnitem svetu nezelenem
otroci, revne ženske in dekleta
na rodnih tleh otepali plodove
brinovih vej v podstavljena rešeta.
(Uvodne tercine)
Bilo je pozno popoldne enega prvih dni novembra 1918. Po griču nad mojo rojstno vasjo, Kubed v slovenski Istri, smo se tisto popoldne podili za kravami in redko drobnico kubejski pastirji in pastirice. Nisem še bil šest let star, vendar se vsega dobro spominjam. /…/
Črna kača kolesarjev, vozil, konj in pehote je že dosegla Kubed in se raztepla po vasi. Bili so oddelki italijanske vojske, ki je zasedla Istro. Oboroženi kolesarji s širokimi okroglimi klobuki s perjanico so bili izurjeni strelci »bersaglieri«.
Prestrašeni pastirji smo živino zgnali skupaj in jo pognali v dir proti vasi. Med vozovi in vojaki si je živina poiskala pot proti hlevom, medtem ko smo pastirji dosegli domove po uličicah in ovinkih, znanih samo nam.
(Istrani pod fašizmom; odlomek)
Alunno e studente nel seminario goriziano
Nell’anno scolastico 1924/25, l’undicenne Alojz fu accettato come apprendista al Ginnasio del seminario minore arcidiocesano di Sedej a Gorizia. A Gorizia Alojz visse per tredici anni.
Ufficiosamente, il seminario di Gorizia era anche un centro di forte consapevolezza nazionale. In questo ambiente sloveno intellettualmente e artisticamente stimolante, il giovane Kocjančič, sotto gli occhi attenti dei professori e socializzando con i coetanei, gli allievi del seminario, gli studenti e i giovani scrittori, si sviluppò in un giovane sensibile e creativo. Ebbe modo di incontrare personaggi importanti del suo tempo e conoscere le tendenze più moderne. Il suo cammino coincise con il destino di molti intellettuali del Litorale sloveno che cercavano di sopravvivere nonostante la violenza fascista.
Vriskaj smelo,
poj veselo,
cvetna ti Gorica!
Cvetja trosi,
zate prosi
skalniška Kraljica.
(Goriški zemlji)