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La dedizione di Kocjančič alla professione di sacerdote

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Novello sacerdote

Esercitò la sua professione con profondo impegno e devozione personale, con una onnipresente fiamma di amore per Dio e per i suoi simili … (Dominik Pegan)

Dopo l’ordinazione sacerdotale (Gorizia 29 giugno 1937), Kocjančič celebrò il 4 luglio a Covedo la sua prima messa. Il sermone solenne fu tenuto da Ivan Brezavšček, all’epoca parroco di Capriva sul Carso, mentre il principale organizzatore della cerimonia, il parroco di Covedo Jože Milič, condusse addirittura cinque cori e persuase le ragazze del paese a partecipare alla celebrazione in costume popolare. In quell’occasione si radunarono circa cinquemila persone e la manifestazione divenne un evento popolare.

 

Daj, dobri Bog, odvzemi vse,

kar ljubi in želi srce,

odreši mene vseh vezi,

čeprav srce brez njih trpi.

Daj, strni me v enoten žar,

postavi v meni čist oltar!

(Daj, da spoznam)

A Pinguente

In quei difficili anni di fascismo, quand’era vietato tutto quanto fosse sloveno, Kocjančič fu ovviamente sospettato di rappresentare il nucleo del patriottismo e inviato per un anno come cappellano a Pinguente, una città molto italianizzata.

 

V zanosu smelem mladih let

hitim po reški poti.

Ves pretresljiv

v skrajni si goloti –

samoten križ ob poti –

ustavil hrepeneči mi korak

in vse mladostne misli

vrgel vznak.

/…/

Ob tebi zdaj kolone limuzin

prevažajo evropske bogatine.

Senzacij lačni,

užitkov in specialitet

drvijo v lepi svet:

v Kvarner,

v Zadar, Split, Atene …

Še sreča zanje,

da si, križ, zakrit.

Sam tvoj pogled,

ljubeč, a strog,

bi klical brez besed:

Bogati siromak,

kako si ubog,

in bos in nag …

(Križ ob poti)

A Costabona

Nel 1938 fu trasferito come amministratore parrocchiale e parroco a Costabona, dove prestò servizio per venticinque anni. Per nove anni fu parroco di Paugnano e contemporaneamente per sedici anni anche parroco di Monte di Capodistria. Il periodo di Costabona fu indubbiamente il più fruttuoso di tutta la sua vita.

Alojz Kocjančič fu un »Čedermac istriano« nel senso più nobile del termine, sempre a disposizione dei bisognosi sebbene anch’egli visse molto modestamente, a volte in grande ristrettezza. Conoscitore dell’italiano e del tedesco, spesso aiutava le persone quando con le autorità e i rappresentanti della repressione negoziava il destino dei suoi parrocchiani per proteggerli dal peggio. Nel 1943 salvò Costabona dall’incendio del villaggio. Come la maggior parte dei parrocchiani, anche lui aspettava con impazienza che i partigiani liberassero l’Istria.

La fine della seconda guerra mondiale, tuttavia, non gli portò la pace auspicata. Già nel 1944 rimase molto afflitto per l’uccisione del suo migliore amico, il prete Lado Piščanc. Solo un anno dopo morì la sua amata madre Ana, con la quale viveva a Costabona dove è sepolta.

 

Pot je zginil s tvoj’ga čela,

žalost s tvojega srca,

za vsa tvoja dobra dela

naj ti Bog plačilo da.

Ne bo le govoril zate

mrzel kamenit spomin:

v sveti maši vsak dan nate

se spominjal bo tvoj sin.

(Nagrobni verzi)

A Klanec

Nel 1963 fu trasferito da Costabona a Klanec. Il commiato da Costabona fu molto difficile sia per lui che per i parrocchiani. Il suo novo incarico comprendeva anche le parrocchie di Gročana-Draga e Podgorje.

Nonostante la difficile separazione dall’Istria, si dedicò interamente alle sue nuove “pecorelle” e alle nuove parrocchie, tra le quali si affrettava instancabilmente con il suo “topolino” proprio come aveva fatto prima tra i villaggi istriani. Anche in questi luoghi, fu amato e benvoluto dalle persone che molto spesso gli chiedevano aiuto. A Klanec lo seguì anche sua sorella Marija ma per problemi di salute nel 1968 si trasferì a Covedo in casa Dariš, che Kocjančič comprò.

Kocjančič visse per la sua vocazione. Si ritirò in quiescenza nel 1974 e anche in pensione, a Klanec, malato ed esausto celebrò la messa. Nel 1987, celebrò la messa d’oro a Klanec, Costabona e Covedo.

Morì nell’ospedale di Isola il 19 novembre 1991. È sepolto nel cimitero di Covedo.

 

Per tutta la vita visse con l’impressione di non avere una casa propria, per questo motivo nei suoi ultimi anni si impegnò per sistemare una casa nella sua nativa Covedo. Voleva disperatamente stare sotto il suo tetto, ma questo suo grande desiderio non gli si è mai avverato. (Tanja Jakomin Kocjancic)

Pred klanško cerkev – kot pomnik davnine

je lipo domačin prastar vsadil.

Sam avtor »Slave Kranjske Vojvodine«,

gre glas, da se v nje senci je hladil.

(Pod klanško lipo)